Tra tutti i variegati talenti di Io Compro Campano! non poteva mancare la musica. Ne parliamo con Ivana Muscoso, pianista e cantante jazz ma anche cofondatrice, insieme al marito, di Led-Art75, un progetto artistico nato da poco e già destinato al successo.

Di origine pugliese, Ivana vive e lavora a Napoli da molti anni. Le chiediamo allora di raccontarci la sua esperienza sulla scena musicale partenopea, in particolare per quanto riguarda il jazz.
La situazione napoletana è sempre un po’ precaria per quanto riguarda gli spazi dove fare musica, a parte i pochi teatri che comunque in questo momento cercano soluzioni all’aperto. In generale ho notato che da venti anni a questa parte, cioè da quando sono arrivata dalla Puglia, la situazione non è migliorata. All’inizio si percepiva un bel fermento, tanti locali proponevano musica dal vivo, invece adesso ne sono rimasti talmente pochi che è veramente difficile trovare spazi, a prescindere dal genere proposto. Il jazz, inoltre, è spesso visto come un genere quasi di nicchia, quindi incontra ulteriori difficoltà, ma i luoghi dedicati alla musica sono pochi in generale.
Ti sei mai data una spiegazione per questo continuo decremento degli spazi dedicati alla musica?
Credo che sia un problema che riguarda tutto il mondo della cultura, che andrebbe portata alle persone, mentre in realtà succede il contrario e di cultura, tra la gente, ne arriva sempre di meno.
Forse allora è un problema a livello nazionale, non solo regionale.
Sicuramente. Ho avuto la fortuna di andare all’estero e ho toccato con mano la considerazione che hanno altrove per la musica. C’è un rispetto maggiore mentre qui la musica spesso è vista come semplice intrattenimento, non ha un ruolo, all’interno della società, pari a quello che le spetterebbe. Poi forse il problema nasce anche dall’amministrazione regionale, dai fondi per la musica che mancano o che quando ci sono non necessariamente vengono impiegati bene. Io comunque non mi arrendo.
Di sicuro i mesi appena trascorsi sono stati particolarmente difficili per chi fa il tuo lavoro. Come hai fatto a mantenere in vita l’ispirazione e la motivazione?
Sono anche insegnante quindi per fortuna ho continuato a lavorare con i miei allievi, in DAD come tutti, in più avendo un po’ di tempo a disposizione sono riuscita a realizzare un disco, il titolo è Vivo Sonhando, in omaggio a A.C.Jobim. Nonostante tutto da questa pandemia è nata almeno una bella cosa. È stato un lavoro che ha richiesto del tempo ma finalmente è pronto, verrà pubblicato a breve. In realtà molti musicisti hanno sfruttato i mesi passati in lockdown per dedicarsi a progetti simili al mio, era l’unico modo per non stare troppo male.
La creatività alla fine è quello che ci tiene in vita.
Sì, ha funzionato come antidepressivo e in fondo affrontare le difficoltà è parte del mio carattere. La musica mi ha insegnato proprio questo, a superare ogni sfida, dalle più piccole alle più grandi. Avendo la musica con me sono riuscita sempre a trovare la forza per reagire.
Quando potremo ascoltare il tuo prossimo disco?
Ci sono dei tempi tecnici di preparazione, come la stampa, la grafica e così via, e c’è anche da considerare la pausa estiva ma non manca molto, l’uscita è prevista per metà settembre.
Vista la tua esperienza come insegnante, cosa pensi del rapporto tra i giovani e la musica?
Quest’anno ho insegnato in un liceo a indirizzo musicale, dove i ragazzi scelgono consapevolmente la musica, però nell’ambito didattico la responsabilità maggiore ce l’hanno sempre i docenti. Ci sono quelli che si limitano a fare lezione e altri che invece si impegnano a fondo per trasmettere la passione, senza cui non si può fare niente. L’adolescenza è un’età particolare, i ragazzi vanno stimolati e assorbono tantissimo, purché i professori siano in grado di trasmettere. Ovviamente i giovani hanno i propri gusti, ma convivono con la musica giorno per giorno, per loro è scontato averla. Forse se un giorno per qualche motivo la musica dovesse scomparire le persone si renderebbero conto di quanto sia importante per sottolineare un momento, evocare un ricordo, un’emozione.
Nella tua carriera c’è stato anche un progetto molto interessante che si chiama Penny Ladies. Il riferimento ai Beatles è chiaro, ma puoi raccontarcelo più in dettaglio?
È un progetto che mi ha dato tantissimo e grazie al quale sono stata all’estero, in Finlandia, Francia, a Liverpool e così via. Mi è capitato di suonare in un auditorium di 1200 persone che mostravano un’attenzione verso la musica che per me è stata straordinaria. Avevamo un repertorio dei Beatles con arrangiamenti nostri originali e abbiamo suonato ovunque, nonostante il fatto che i fans dei Beatles, essendo molto affezionati ai classici del repertorio, non sempre accettano di buon grado un arrangiamento diverso. Siamo riuscite a trovare comunque dei brani che si prestavano a delle variazioni, come per esempio l’utilizzo del contrabbasso che non appartiene alla tradizione di Beatles, e abbiamo destato molta attenzione. È stata una parentesi veramente importante.
Su Io Compro Campano! Ti abbiamo invece conosciuto per un progetto di altra natura, che è Led-Art75. Come nasce e come cresce questa realtà?
Questo è un progetto nato verso la fine del 2020, per caso e per curiosità, grazie a mio marito. Un giorno mi ha portato una lampada interamente realizzata da lui, fatta da un tubo di acciaio sagomato a forma di chiave di violino e montato su una base di legno. Tutta la lunghezza del tubolare è percorsa da led, quindi è anche a risparmio energetico. Si può persino modificare l’intensità con un dimmer. Quando l’ho vista sono rimasta sbalordita, io come tutte le persone a cui l’ho mostrata. Dato l’interesse che si era creato ho suggerito a mio marito di sperimentare anche con altre forme e così lui si è messo a lavoro, io poi ho fatto le foto e le ho pubblicate. Si è scatenato un delirio, con valanghe di complimenti, messaggi, richieste d’informazione e anche ordinazioni. Abbiamo comprato piccoli macchinari per velocizzare il lavoro e anche su Io Compro Campano! abbiamo subito avuto un ottimo riscontro, così alla fine ho creato la pagina Facebook. Grazie al gruppo ho fatto anche degli incontri sulla comunicazione digitale che sono stati determinanti per capire le reali potenzialità di questo progetto e ho scoperto che sono davvero tante.
Un’altra cosa bellissima che mi ha portato Led-Art75 è stata la possibilità d’incontrare e conoscere le persone quando consegno loro una lampada e sapere che le nostre creazioni si trovano nelle case di tanta gente su cui magari fanno lo stesso effetto che fanno a me.

Quindi possiamo sperare di vedere sempre nuovi modelli?
Assolutamente sì, creare è anche un modo per trasformare lo stress in qualcosa di positivo e di costruttivo, soprattutto nei momenti difficili come la pandemia. Mi ha aiutato tantissimo a livello di impegno mentale ed è stato molto bello avere un feedback così positivo delle persone. Oltre alle lampade a tema musicale abbiamo già realizzato la silhouette di San Gennaro e il Vesuvio con il golfo, in due colori, uno per il vulcano e uno per il mare. Lì mio marito si è proprio superato!

Quanto tempo ci vuole per creare una lampada?
Dipende molto dalla complessità della forma o da eventuali richieste da parte di chi compra. Si acquisisce manualità e velocità con il tempo, questo è certo, ma abbiamo anche forme più complesse che possono richiedere più giorni di lavorazione.

Tu in che modo sei coinvolta nel processo creativo?
Io parto dai disegni, ho anche la fortuna di avere una sorella architetto che a volte mi aiuta a perfezionarli. La difficoltà è trasformare ogni disegno in una linea unica in modo da non interrompere la striscia di led. Uno degli ultimi progetti è stato una bici, commissionata da una persona che vende appunto biciclette. In quel caso per esempio è stata indispensabile la supervisione di mia sorella per sintetizzare una forma complessa in un’unica linea ininterrotta, ma ce l’abbiamo fatta ed stato un successo!
Per le foto si ringraziano Roberto Scorta, Sabrina Cirillo, Mario Mazzaro