Fondatrice del marchio Poliedrica (inserire link: https://www.facebook.com/poliedricadesign/) Elena Manocchio è davvero un’artista dalle mille sfaccettature, lontana dai cliché, in grado di esprimere sé stessa in molti modi diversi. Designer, pittrice, grande amante del disegno e anche un po’ scrittrice, Elena ha una formazione da storica dell’arte ma uno stile decisamente contemporaneo.
Conosciamo la sua attività artistica e i progetti futuri.
Elena, da dove arriva la tua ispirazione? Qual è la scintilla che innesca la tua creatività?
Non saprei dare una risposta a questa domanda, potenzialmente l’ispirazione può arrivare da qualunque cosa. Vista la mia formazione sicuramente l’arte è un punto di partenza, ma non potrei dire che le mie opere vengono tutte necessariamente da lì. A volte mi è capitato di sentirmi ispirata anche da una semplice conversazione, poi certo, come qualunque creativo ho dei temi che sono portata ad approfondire, con cui sento di avere maggiore affinità. Nel mio caso è il femminile, forse perché sono una donna e la creatività mi serve a capire di più me stessa, ad esprimermi al meglio.

Tra tutte le forme espressive che utilizzi ce n’è una che preferisci?
Dipende dai momenti. Ci sono dei periodi in cui prevale di gran lunga il disegno, che è un’attività che comunque io pratico a prescindere, ma ci sono anche momenti in cui ho bisogno del colore, per cui la pittura diventa fondamentale. A volte può prevalere una palette, frutto di un ragionamento che non sempre è facile da spiegare a parole, o di ricerche che ti spingono in una determinata direzione. Succede lo stesso sia per i dipinti, che per i disegni, che per i gioielli.
Parlando dei tuoi gioielli, che sono caratterizzati da forme pure e molto geometrizzate, da dove arriva invece la scelta di un linguaggio contemporaneo?
I miei gioielli non sono esattamente minimali ma sono effettivamente molto geometrici, molto diversi da quella che può essere la morbidezza di un dipinto o di un disegno. Credo che questa sia una delle caratteristiche del mio essere, una forza e un vigore che si esprimono più facilmente con questi accessori.
Hai riscontrato qualche difficoltà nel collocare sul mercato questo tipo di design non convenzionale?
Non è stato semplicissimo, so che le mie creazioni non necessariamente incontrano il gusto di tutti e in ogni caso gli ultimi tempi sono stati difficili per chiunque, per questo sono più spendibili le cose rassicuranti e le mie opere non lo sono. Bisogna avere un certo tipo di gusto e di carattere per apprezzarle, inoltre un gioiello deve essere anche in tono con un certo tipo di abbigliamento. Non mancano però gli ambienti che sono fortemente attratti dal mio stile e infatti ho trovato terreno fertile nei luoghi di cultura. I miei gioielli sono di legno e ci sono diversi modelli che prevedono degli inserti in argento ma non includono pietre o materiali preziosi, le forme tuttavia sono particolari, in linea con un gusto colto e quindi in un museo aperto al contemporaneo sicuramente incontrano un pubblico più ricettivo. Le mie creazioni si trovano al MADRE, o anche a Villa Campolieto, un luogo antico che però accoglie il contemporaneo. Anche al bookshop del parco dei Campi Flegrei, che ha inaugurato da poco il Macellum e il Tempio di Serapide, sono in vendita alcuni dei miei accessori. Questi sono i luoghi in cui meglio mi esprimo e in cui sono anche meglio compresa.
Hai mai pensato di sondare anche un pubblico estero?
Mi piacerebbe fare un tentativo in questo senso, già su Instagram ho richieste da qualsiasi parte del mondo. L’esperienza di una fiera all’estero mi sarebbe piaciuta, l’idea di andare fuori, essere liberi di guardare altrove non è per niente male, mi auguro di poterlo fare presto. Ho già partecipato a un grande evento a Milano, Homi, ed è stata una bellissima esperienza, un successo, è normale poi pensare a un mercato più ampio come step successivo. C’è inoltre da fare una considerazione relativa ai costi. Io realizzo tutto con le mie mani, non compro cose già fatte, non mi affido ad altri e cerco il top dei materiali in commercio, dal legno alle vernici. Cerco di essere preziosa anche in questo, così i costi finali del singolo pezzo sono commisurati a tutto il lavoro che c’è dietro e mi rendo conto che altrove c’è un potere di spesa diverso dal nostro.
Quindi ti occupi tu di ogni fase della lavorazione, che suppongo non sia semplice.
Sì mi occupo io di tutto, inclusa la lavorazione dei metalli presenti nelle linee più pregiate, come quella che ho pensato per il MADRE. In questo caso non avendo strumenti adatti alla lavorazione mi appoggio al laboratorio orafo di mio padre.
Quindi sei figlia d’arte?
Mio padre è un artista completo e sicuramente fin da quando ero piccola le mie idee sono frutto di questa collaborazione. Naturalmente abbiamo stili completamente diversi, ma avere la possibilità di utilizzare un laboratorio già avviato mi è stato molto utile e ancora di più sono state fondamentali le sue competenze.
Su Io Compro Campano! siamo ormai più di 32000, è innegabile che la creatività sia una delle doti del nostro popolo e pure dall’esterno ci identificano spesso con degli stereotipi oltre i quali non riusciamo ad andare. Tu che invece sei la dimostrazione del fatto che in Campania c’è anche tanto altro, come te lo spieghi?
Non saprei, mi verrebbe da dire che non facciamo sufficientemente rete, che non siamo realmente coesi come artigiani. Noi stessi non compriamo da altri creativi e non riusciamo a creare un circolo virtuoso, ma forse è anche un problema culturale. Leggiamo poco, andiamo poco al teatro, ai musei, e questo è sbagliato, dovremmo avere più cura di noi stessi in questo senso perché poi questa mancanza si riflette in qualche modo in tutto ciò che facciamo e nelle nostre scelte.
Viviamo in una delle città più preziose al mondo (Napoli n.d.r.) che però versa in uno stato di degrado e anche le cose che sono fruibili e belle noi non solo le diamo per scontate, ma a volte nemmeno le conosciamo. Non diamo una buona immagine di noi stessi, se continuiamo a presentarci ai visitatori come i figli della pizza, e solo di quella, non ci possiamo meravigliare se poi ci vedono così.
Per fare un esempio legato al mondo dell’arte, Napoli non è solo Caravaggio, noi siamo eredi anche di Battistello Caracciolo, ma chi viene da fuori quasi sempre non sa che questa eredità si è concretizzata in una scuola di pittura di primaria importanza, che nel corso dei secoli si è traslata anche in altri settori, come quello dell’oreficeria. Non sono le idee che mancano, abbiamo dei talenti enormi che però non vengono valorizzati a meno dei colpi di fortuna, che però sono rari.
Per la tua attività artistica che futuro prevedi?
L’anno scorso avevo in programma una piccola mostra di dipinti, disegni e gioielli a Piazza dei Martiri, presso l’Ordine dei Commercialisti di Napoli, ma era, guarda caso, marzo 2020 quando si è fermato tutto. Adesso è ancora tutto molto incerto quindi per il momento sto producendo tantissimo ma l’idea è quella di andare avanti con calma, nell’attesa che passi l’estate e anche tutte le incertezze che ancora abbiamo. Ho sempre in programma una mostra, comunque, mi piacerebbe riuscire a organizzarla entro Natale.
A parte questo collaboro al progetto artistico FACE, rivolto ai bambini e nato dalla cooperazione tra la Fondazione Reggio Children di Reggio Emilia e l’associazione Aporema con sede a Ponticelli.
Lavorare con i bambini è stimolante, ma sono venute fuori anche delle bizzarre costruzioni di carta che vorrei facessero parte anch’esse di una mostra. È un’arte antica, questa, basta guardare la cultura Giapponese e poi c’è chi la carta la ricama, chi la intaglia e così via, è praticamente un mondo nuovo per me, con potenzialità infinite. I bambini poi ne restano incantati.

Quanto è importante educare i più piccoli all’arte?
Moltissimo, loro si divertono e in più hanno una capacità di ricezione del messaggio artistico che crescendo tendenzialmente si perde. È un tipo di talento che non viene valorizzato, perché gli adulti spesso tendono a concentrarsi su materie ritenute più importanti. A dire il vero non mi spiego il perché, l’arte è un modo per esprimersi, il che è un qualcosa che le persone fanno per sé stesse, per il proprio benessere, o almeno dovrebbero, a prescindere dal tipo di carriera che scelgono nella vita.
Paola Cirino